Conferenza alla Loggia massonica “Signa Hominis” di Lugano nel decennale della sua fondazione, 4 novembre 1994.
1.– Il conflitto tra la Chiesa Cattolica e la Massoneria è divampato quasi subito dopo la nascita, nel 1717, della Grande Loggia d’Inghilterra, destinata a diventare la Grande Loggia Madre mondiale.
In effetti, nello stesso anno in cui il pastore protestante Anderson presentò la prima riforma delle Costituzioni della Grande Loggia d’Inghilterra, vale a dire nel 1738, Papa Clemente XII, con la Lettera apostolica “In eminenti” (28.IV.1738) colpì gli aderenti alla Massoneria con una delle pene più gravi previste dall’ordinamento canonico, cioè con la scomunica riservata al Pontefice.
Magari alzando il tiro oltre il bersaglio, Clemente XII dichiarò fin d’allora la Massoneria come istituzione infesta alla religione ed eversiva degli ordinamenti, non solo ecclesiastici,
ma anche civili, e considerò i massoni come eretici.
È interessante comunque annotare che le ultime Costituzioni corporative adottate nel 1704 dalla Massoneria operativa, prima del passaggio a quella speculativa o simbolica, raccomandavano ancora agli adepti la devozione verso Dio, verso i Santi e verso la Chiesa.
Cosa era successo, perché nel giro di soli 34 anni scoppiasse un conflitto così virulento?
Sappiamo, infatti, che dal XII al XIV secolo i Papi, non meno che i principi secolari, avevano sostenuto e concesso importanti privilegi alle Corporazioni dei maestri dell’arte muraria, così da renderli giuridicamente assai autonomi nell’ambito del diritto comune; da cui il titolo di “liberi” o “franchi muratori”.
L’abbandono dell’architettura religiosa nei paesi passati alla Riforma protestante, con la relativa crisi professionale; i fortissimi dissidi insorti tra le molteplici Corporazioni in quel clima di incertezza: l’ammissione di membri onorari, appartenenti all’alta società, con lo scopo di rialzare il prestigio della Massoneria, introducendo un elemento aristocratico e intellettuale; e, non da ultimo, il coinvolgimento delle Logge nella lotta politica tra gli Stuart e i Whigs, cattolici i primi e protestanti i secondi, hanno provocato la nascita nel 1717 della nuova Massoneria, chiamata speculativa. Nel capitolo riguardante i doveri religiosi delle prime Costituzioni, formulate dal pastore protestante Anderson nel 1723, si affermava che un massone che «intende bene l’arte», «non diviene mai né un ateo stupido, né un libertino irreligioso». In queste stesse Costituzioni è avvenuto però un profondo cambiamento. Il principio tradizionale della Massoneria operativa, secondo cui il massone doveva «praticare dappertutto la religione del paese», che in pratica era il cristianesimo, venne sostituito con quello secondo cui era più opportuno non imporre «altra religione, che quella nella quale tutti si trovavano d’accordo», lasciando «pienamente libero ciascuno sulle sue opinioni personali». Ciò significava introdurre l’idea di una religione puramente razionale e non rivelata, creando inoltre una frattura tra la religione massonica e quella personale degli aderenti.
In questo cambiamento era evidente sia il tentativo di porre rimedio, sulla base della razionalità, della aconfessionalità e dello spirito di tolleranza, alle divisioni create della Riforma protestante, sia di staccare la Massoneria dal cattolicesimo stuardiano, per inserirla nell’anglicanesimo.
Per rimediare al dottrinalismo materialistico e irreligioso in cui ben presto era caduta la nuova Massoneria speculativa, che in soli 20 anni si era diffusa in tutti i principali paesi d’Europa fino a raggiungere l’India e gli USA, la Grande Loggia d’Inghilterra fece curare, a metà del ‘700, una nuova edizione degli Statuti; anche questa volta da un pastore protestante, il Rev.do Entech. Egli stabilì come principio religioso fondamentale della Massoneria la fede in Dio, Grande Architetto dell’Universo, il rispetto della Bibbia, e la preminenza del suo carattere umanitario e filantropico.
Ma ciononostante la Massoneria francese si allontanò sempre di più da qualsiasi ideale che potesse avere ancora apparenze cristiane. In effetti quasi tutti i campioni dell’illuminismo, dell’Enciclopedia e della Rivoluzione francese, furono membri della celeberrima “Loge des neuf Soeurs” di Parigi.
A onor del vero bisogna però prendere atto che, ad ingrossare le fila delle Logge francesi, concorsero anche molti ecclesiastici di stampo gallicano, strenui avversari del Papato. A Liegi, per fare un solo esempio, nel 1774 tutti i canonici della cattedrale erano massoni. Anzi ci fu addirittura anche il fenomeno delle Logge riservate a soli ecclesiastici.
Il Grande Oriente di Francia non solo sviluppò un programma di laicizzazione della Chiesa e di asservimento della stessa allo Stato, ma, nel 1778, abolì dagli Statuti il paragrafo che affermava come fondamentale la credenza nell’esistenza di Dio e nella immortalità dell’anima, eliminando dal rituale tutto ciò che vi facesse allusione. Questa svolta radicale indusse la Massoneria britannica e quella tedesca a rompere le relazioni con quella francese.
Stesso orientamento decisamente anti-ecclesiale è stato assunto dal grande Oriente d’Italia, ricostituitosi al tempo di Cavour. Basterebbe una sola citazione presa da uno scritto del Gran Maestro Adriano Lemmi nella Rivista massonica del 1886, in cui si afferma che bisognava ad ogni costo fermare «il nemico più accanito, più ostinato e feroce: il papato».
Di fronte a questi avvenimenti e mutamenti, i papi continuarono, con un totale di 12 interventi di importanza maggiore, nella stessa linea di condanna, tramite scomunica, adottata da Clemente XII nel 1738. Così fecero Benedetto XIV, nel XVIII secolo; Pio VII, Leone XII e Pio IX, nel XIX secolo, e in forma ancora più solenne Leone XIII, con l’Enciclica Humanum genus del 1911.
Anzi, a scanso di ogni dubbio, il Sant’Ufficio si premurò, nel 1838, di precisare che la condanna generale della Massoneria valeva anche per quella scozzese d’Irlanda e del Nord America.
Era inevitabile che questi interventi sfociassero nel canone 2335 del CIC del 1917, il quale infligge la scomunica «ipso facto incurrenda», con assoluzione riservata alla Santa Sede, a coloro che danno il nome alla Massoneria. Ciò significa che in linea di principio neppure un vescovo poteva, se non in caso urgente, assolvere un penitente pentitosi di essere entrato nella Massoneria.
2.– All’inizio di questo secolo, e soprattutto dopo la prima guerra mondiale, in seno alla Massoneria mondiale è sorto un movimento tendente alla conciliazione con la Chiesa Cattolica.
Nel 1902 a Ginevra, in un Congresso internazionale di corpi massonici, di diversi riti, si tentò di ricollocare il principio religioso, ritenuto valido dalle massonerie anglosassoni, come base di una maggiore solidarietà tra le diverse massonerie sparse nel mondo.
Da questo primo impulso emanò, nel 1921, una Association Massonique Internationale, con il compito di ravvicinare, a guerra finita, vincitori e vinti grazie all’azione mediatrice della Massoneria moderata statunitense. Ma la Massoneria francese non volle recedere dal proprio dottrinarismo volteriano e quella tedesca piegare il proprio orgoglio ferito.
Poco più tardi fu la volta della Freimauerliga, fondata in Austria, la quale propose di rispettare qualsiasi confessione religiosa, così come era stato previsto nella prima riforma delle Costituzioni di Anderson (nel 1738), lasciando emergere una tendenza spiccatamente conciliante verso la Chiesa Cattolica. Nel 1928 il Gran Cancelliere della Loggia massonica di New York, con altri esponenti della Massoneria austriaca, ebbe anche un incontro, ad Aquisgrana, con il Padre gesuita Herman Gruber, grande esperto in Massoneria, per discutere intorno ad una possibile intesa. Alla fine dei colloqui, però, gli stessi esponenti massonici fecero dichiarazioni pubbliche, riconoscendo una fondamentale opposizione tra i princìpi della Massoneria e quelli della Chiesa cattolica, così da rendere impossibile una vera conciliazione. Sarebbe comunque stata auspicabile una migliore comprensione reciproca, al fine di congiungere le forze per resistere contro l’invadenza del comunismo ateo.
Questo fatto è tanto più significativo poiché soli 20 anni prima, nel 1909, il periodico inglese The Free Mason aveva scritto: «Con lo spirito liberale dominante negli USA e in Inghilterra, siamo sicuri che la Chiesa si persuaderà, con il tempo, che noi non siamo suoi nemici, ma suoi alleati, nella lotta contro le mostruosità ateistiche che usurpano il nostro nome a profitto di loro basse manovre ». La soggiacente polemica tra la Massoneria inglese e quella francese emerge con evidenza.
L’episodio più significativo è comunque stato quello di Albert Lantoine, membro del Supremo Consiglio dei 33 di Francia, e più autorevole storico della Massoneria moderna, il quale, nel 1936, scrisse un volumetto dal titolo Lettre au Souverain Pontif, invocando un armistizio per unirsi contro il nemico comune, il comunismo ateo, il nazionalsocialismo pagano e il fascismo. Anche in questo caso, l’organo ufficiale del Grande Oriente di Francia sconfessò pubblicamente questo tentativo.
Tentativi di conciliazione avvennero anche in Italia. Infatti, nel 1947, l’organo “L’era nuova” del rito scozzese autonomo, con sede a Roma in Piazza del Gesù, faceva la seguente professione: «In una nazione cattolica come l’Italia, il cristianesimo dei liberi muratori italiani non può essere che l’unico, quello vero e quello dell’etica cattolica». Questa volta, però, fu il Sant’Ufficio a rispondere che «nulla è avvenuto da poter far cambiare in questa materia la decisione della Santa Sede, perciò rimangono in vigore per qualsiasi forma di Massoneria le disposizioni del diritto canonico» (cioè la scomunica).
3.– Questo sommario storico permette di trarre alcune conclusioni.
– La pena della scomunica, in una delle sue forme più gravi, non conosce soluzione di continuità, dal 1738 fino al 1983, anno della promulgazione del nuovo CIC.
– La scomunica è indifferenziata, perché non tiene conto della diversità, rispetto alla religione, nei differenti riti della Massoneria, per es. in quella inglese e scozzese o in quella francese o italiana.
– Si tratta di una scomunica che, agli inizi, fu motivata anche per proteggere l’ordine pubblico, sociale e civile, ritenuto minacciato dalla Massoneria.
– L’inconciliabilità dei principi massonici con quelli cattolici è riconosciuta anche dalla Massoneria anglosassone, più propensa ad una collaborazione di fatto con la Chiesa Cattolica.
– Ogni tentativo più o meno ufficiale di ridurre le distanze, sia dal profilo dottrinale, sia dal profilo pratico, in vista di meglio difendere la società da un nemico comune, come poteva essere, per esempio, il comunismo ateo, è stato regolarmente sconfessato, sia dalle grandi Logge, sia dalla Chiesa cattolica.
– L’attività anticattolica della Massoneria, soprattutto di stampo latino, risulta incontestabile.
4.– Dobbiamo perciò interrogarci sulle ragioni profonde di questa situazione:
4.1.- Prima di tutto vorrei ridimensionare, sulla base di una nuova concezione di teologia, l’impatto psicologico odioso che la nozione di scomunica produce sui cristiani e sui non cristiani.
È un istituto già presente “in nuce” nel Nuovo Testamento. Nel Vangelo di San Matteo (18, 17) Cristo afferma che il discepolo, che rifiutasse di riconciliarsi con un fratello, sottomettendosi alla procedura da Lui stesso proposta, doveva essere considerato dagli altri discepoli come un pagano e un pubblicano; vale a dire, come qualcuno che era al di fuori della comunità cristiana.
Con la progressiva sovrapposizione sociale e politica tra Chiesa e Stato, avvenuta lungo i secoli, la scomunica non ha prodotto effetti solo ecclesiali, ma anche civili. Scomunica e bando, dalla vita sociale e politica, sono andati spesso di pari passo, dando un’immagine della Chiesa simile a quella dello Stato, offuscando così il fatto che la Chiesa è primariamente una realtà spirituale e sacramentale.
Dal profilo della dogmatica giuridica, come da quello legislativo, la scomunica è stata considerata alla stregua di una pena che, in forza dell’autorità della Chiesa, costituisce un nuovo rapporto giuridico del singolo fedele con la Chiesa stessa: cioè come atto dell’autorità che creava una nuova situazione giuridica del fedele.
A fronte di questa dottrina tradizionale circa la scomunica è invalsa negli ultimi decenni una nuova interpretazione. La canonistica moderna, di estrazione più teologica che giuridica, propende nel ritenere che la scomunica non sia una pena vera e propria, secondo l’accezione di pena comune anche al diritto statuale.
Non è l’autorità, bensì il fedele stesso che, compiendo certi atti illeciti, si colloca in una situazione di non piena comunione con la Chiesa: si mette da solo fuori dalla completa comunione ecclesiale. Non è l’autorità, con un atto costitutivo, ma è il fedele stesso a creare una situazione ecclesiale anomala, in forza della quale egli perde l’esercizio di alcuni diritti fondamentali, come quello di accedere ai Sacramenti.
La scomunica perciò non essendo una pena vera e propria, secondo la nozione giuridica classica, non può essere considerata né come atto odioso, né come atto vendicativo verso i fedeli. Non è la Chiesa che punisce, ma è il fedele che da solo si estranea dalla Chiesa.
In ogni caso, anche secondo il legislatore e la dottrina classica, la scomunica, pur essendo una pena, ha carattere solo medicinale, nel senso che non tende alla espiazione di un delitto, ma solo a correggere il reo, vale a dire a rendere attento il fedele della sua situazione irregolare rispetto alla comunione con la Chiesa.
Malgrado queste constatazioni di ordine teologico, bisogna tuttavia constatare che i testi ufficiali e legislativi della Chiesa sono tutti formulati come se la scomunica fosse una pena vera e propria. Il risultato è quello di aver creato nella mentalità comune dei fedeli un’idea della scomunica che mette in primo piano il suo carattere odioso e vendicativo.
È però importante ribadire che, benché la scomunica non sia tecnicamente una pena, il fatto illecito che la provoca rimane gravissimo, e compromette profondamente la situazione in cui si trova il fedele in seno alla Chiesa
A scanso di equivoci vorrei a questo punto precisare che la scomunica non equivale ad una espulsione dalla Chiesa. Provoca solo la perdita di alcuni diritti fondamentali del fedele, il quale però continua ad essere membro della Chiesa. In effetti, non esiste né l’espulsione, né l’autodimissione dalla Chiesa, poiché il battesimo è irreversibile.
4.2.- Come seconda osservazione vorrei dire che non si può non riconoscere che le attività anti-cattoliche e anticlericali della Massoneria e l’ostilità della Chiesa nei confronti di certo illuminismo europeo, nonché le interferenze politiche avvenute tra Chiesa e Stato negli ultimi secoli, possono spiegare la severità con la quale la Chiesa ha colpito, non solo i fedeli che aderivano alla Massoneria, ma anche la Massoneria in quanto tale, definendola spesso come “setta”: termine dai risvolti sociali ormai sempre più infamanti.
5.– Al di là di queste e altre considerazioni, l’evoluzione, sia ecclesiale che politica attuale, hanno sicuramente indotto la Chiesa ad assumere un atteggiamento formale meno severo nei confronti dei cristiani appartenenti alla Massoneria e della Massoneria in quanto tale. Questo minor rigore formale, tuttavia, non implica affatto un cedimento sulla questione di merito, vale a dire sulla inconciliabilità per i cattolici di appartenere alla Massoneria.
Dal profilo formale, infatti, il nuovo CIC promulgato nel 1983 non solo non menziona più esplicitamente la Massoneria tra le associazioni che complottano contro la Chiesa cattolica, condannate dal can. 1374, ma si astiene anche di comminare la scomunica nei confronti dei fedeli aderenti alla Massoneria.
Il can. 1374 si limita ad affermare che un cattolico, che aderisce all’una o all’altra delle associazioni che complottano contro la Chiesa, dovrebbe essere punito. Poiché la pena è generica, nessuna autorità ecclesiastica competente è tenuta a intervenire. Per contro, lo stesso can. 1374 comincia la pena dell’interdetto, che rispetto alla scomunica è una pena minore, contro coloro che promuovono o dirigono tali associazioni. Per promuoverla, a rigore, non è necessario essere membri di una associazione.
Il fatto che la pena della scomunica sia scomparsa dal nuovo CIC ha suscitato molteplici dubbi e interpretazioni. È importante rendersi conto che più che da un mutamento di giudizio della Chiesa sulla Massoneria, questo cambiamento deriva da una svolta decisiva avvenuta all’interno della Chiesa stessa, nella valutazione del proprio diritto penale.
Ora che la Chiesa è definitivamente uscita dal regime di cristianità, il diritto penale, così come si era sviluppato nel Medio Evo, è diventato in gran parte obsoleto. Grazie all’approfondimento ecclesiologico e spirituale avvenuto in seno alla Chiesa cattolica, in questo secolo, è diventato sempre più evidente che la Chiesa ben difficilmente potrebbe ancora convincere e guidare i propri fedeli facendo ricorso, come spesso è avvenuto nel passato, a misure penali.
Questa convinzione si è tradotta in una radicale ristrutturazione del diritto penale.
Il CIC del 1983 ha infatti ridotto drasticamente le norme penali, rispetto al CIC del 1917. Mentre nel primo Codice troviamo 100 canoni di natura penale, il secondo, quello del 1983, ne conta solo 35.
La Chiesa ha realisticamente capito, da una parte, che lo strumento del diritto penale può al massimo essere utilizzato efficacemente solo nei confronti del clero, dall’altra, che le norme penali devono essere ridotte a quelle poche fattispecie, assolutamente indispensabili, per proteggere i sacramenti, la dottrina e persone specifiche (per es. il Papa), da abusi particolarmente gravi. Nel contesto di questa radicale depenalizzazione dell’ordinamento canonico e dal clima di tolleranza, sia in seno alla Massoneria che alla Chiesa, deve essere letta anche la scomparsa formale della scomunica nei confronti dei cattolici che aderiscono alla Massoneria e il fatto che la Massoneria non è più citata nominalmente, nel can. 1374 del CIC, tra le associazioni che complottano contro la Chiesa.
In conclusione dobbiamo constatare l’esistenza di un clima di distensione tra le due realtà sociali: la Chiesa e la Massoneria. Tuttavia il problema fondamentale rimane: può un cattolico appartenere alla Massoneria? E se vi aderisce, deve essere considerato come un apostata o un eretico, con la conseguenza di incorrere nella scomunica, non tanto in forza del fatto formale di essere iscritto alla Massoneria, ma in forza del fatto di essere diventato apostata o eretico? Il problema della scomunica, scomparsa dal can. 1374, non si ripropone in forza del can. 1364 §l, che recita lapidariamente: «L’apostata, l’eretico e lo scismatico, incorrono nella scomunica “Latae sententiae»? “Latae sententiae” significa che la scomunica scatta “ipso facto”, cioè di per se stessa, anche senza un intervento dichiaratorio dell’autorità ecclesiale.
6.- Il fatto che il CIC abbia lasciato cadere la scomunica, limitandosi ad affermare che chi appartiene a una associazione che combatte la Chiesa dovrebbe genericamente essere punito (ciò che è perfettamente plausibile), ha evidentemente sollevato molti interrogativi e creato non poca confusione.
Venti anni fa è avvenuto un fatto molto significativo. Durante sei anni, dal ‘75 all’‘80, nella linea di riavvicinamento manifestatosi in questo secolo e di cui ho già riferito sopra, rappresentanti della Conferenza Episcopale Tedesca e delle Grandi Logge Unite di Germania si sono incontrati ufficialmente per approfondire la comprensione reciproca. Man mano che i colloqui cercavano di chiarire i contenuti dei gradi superiori di appartenenza alla Massoneria divennero però più difficili, fino a interrompersi.
Alla fine la Conferenza Episcopale Tedesca dichiarò: «Anche se la Libera Muratoria, in seguito alla persecuzione subita nel corso dell’epoca nazionalsocialista, ha compiuto una trasformazione nel senso di una maggiore apertura verso gli altri gruppi sociali, tuttavia, nella sua mentalità (Weltanschaung), nelle sue convinzioni ‘fondamentali’ e nel suo ‘lavoro nel Tempio’, è rimasta pienamente uguale a se stessa. Le opposizioni toccano i fondamenti dell’esistenza cristiana. Gli esami dei Rituali e del mondo spirituale massonico mettono in chiaro che l’appartenenza alla Chiesa cattolica e alla Libera Muratoria è esclusa». Il fatto che un cattolico appartenga ad un rito della Massoneria, che abbia cercato o cerchi di contrastare e nuocere alla Chiesa cattolica, non é né il più importante, né il nocciolo del problema. Il vero problema è il fatto che la sua doppia appartenenza è inconciliabile con la sua coscienza, per ragioni dottrinali molto meno contingenti della eventuale ostilità anticlericale.
In effetti la visione della religione in seno alla Massoneria è di stampo naturalistico e razionalistico. Già per Anderson, la religione, secondo la concezione massonica, è quella «nella quale tutti sono d’accordo»; dunque una religione puramente naturale. La visione di Dio, a sua volta, è di stampo deistico. Il Grande Architetto dell’Universo, il GADU, non è un essere personale, bensì un essere indefinito: un concetto sotto il quale ognuno può mettere la concezione di Dio che egli preferisce.
Poiché la nozione cristiana di Dio non è solo personale, ma anche rivelata, nel senso che Dio si è manifestato all’uomo come mistero trinitario, in seno al quale la seconda persona si è fatta uomo in Gesù di Nazareth, per la redenzione del mondo, diventa evidente che un cristiano non può aderire, a pari titolo, a due visioni così profondamente diverse di Dio.
La Massoneria, essendo di estrazione filosofica illuminista e razionalista, nega, in ultima analisi, come grande parte della cultura moderna, l’unicità di Cristo. Cristo sarebbe solo una delle tante manifestazioni o incarnazioni nel mondo del “logos” universale, uno dei tanti eroi del mondo. Non essendo l’unico Figlio di Dio non può essere neppure l’unico Redentore del mondo. Di conseguenza la Chiesa diventa una istituzione religiosa simile a tante altre.
Ne consegue che la religione cattolica, con la sua verità rivelata, va di per sé eliminata, relegata tra i miti e le superstizioni, come tutto ciò che non soggiace al controllo della ragione e della scienza. La meta della Massoneria è infatti quella della emancipazione dell’umanità da ogni sorta di schiavitù civile, morale e religiosa. Proprio in ciò consiste, infatti, il supremo grado di perfezione, a cui il massone deve tendere, attraverso il simbolismo e i riti dell’“arte reale”. I tre gradi di apprendista, compagno e maestro, rappresentano l’iniziazione verso la “vera luce”, che essendo di natura razionale, ma anche mistica, non ha nulla a che vedere con la luce della Rivelazione cristiana.
Anche quando si trattasse di appartenere a Logge che si dichiarano non ostili o addirittura favorevoli alla Chiesa cattolica, il problema della inconciliabilità delle due appartenenze si porrebbe lo stesso, poiché ciò che rende forse più incompatibile la Massoneria con il cristianesimo è il suo carattere iniziatico.
7.– L’iniziazione propone il perfezionamento etico dell’uomo, attraverso la rivelazione di dottrine segrete, tramandate dai grandi maestri del passato, tra cui è annoverato anche Gesù, attraverso la celebrazione di riti iniziatici, quindi attraverso la conoscenza di dottrine segrete (le gnosi) e la celebrazione di riti esoterici, che si pongono in alternativa ai riti della iniziazione cristiana, cioè ai sacramenti.
Mentre la perfezione etica massonica è il frutto esclusivo dello sforzo morale dell’uomo, senza che Dio intervenga ad aiutarlo con la sua Grazia, la perfezione cristiana è il frutto della Grazia di Dio, cioè della Redenzione portata da Cristo, con la quale l’uomo è chiamato a collaborare.
Il Grande Maestro, Prof. Di Bernardo, scrive nel 1987, nella rivista Filosofia della Massoneria: «Una Massoneria senza fondamento iniziatico altro non è che una qualsiasi società con scopi filantropici».
Il termine “iniziatico” significa “entrare dentro”, nel senso di essere inseriti quale membro in un determinato gruppo. Significa passaggio dell’individuo da una condizione di vita all’altra. Questo passaggio non è né improvviso, né indolore, perché comporta sia il rifiuto del precedente patrimonio di idee, sia la formazione progressiva con la quale il massone, da “pietra grezza”, si lascia levigare con paziente lavoro tra le colonne del Tempio, dove gli vengono rivelati i segreti, per acquistare nuove virtù. Questa formazione progressiva può avvenire, come nel rito scozzese, con una ascesa fino al 33.mo grado, in cui viene rivelato il “Sublime Segreto”. Da ultimo, l’iniziazione comporta anche delle prove, intese a saggiare la verità del cambiamento intellettivo-morale di una persona.
L’iniziativa massonica cerca, perciò, di annullare nel credente l’iniziazione cristiana, ricevuta nei primi anni della vita con il Battesimo, la Cresima e l’Eucarestia.
8.– Ma esiste una ragione in più di incompatibilità. Il Grande Maestro dell’Oriente d’Italia, Prof. Di Bernardo, ha riconosciuto apertamente che la Massoneria appartiene non solo alle categorie delle realtà iniziatiche, ma anche di quelle esoteriche.
Il termine esoterico (che dal greco “eso” significa dentro) indica in linea generale che una verità è riservata a pochi eletti, cui è riservata la piena comprensione di verità nascoste, provocando in loro una specie di risveglio o seconda nascita.
Il contrario di esoterico è il termine essoterico (che dal greco “exo” significa fuori). Mentre l’esoterismo svela le verità nascoste, l’essoterismo tiene lontano, cioè fuori dalle stesse, perché ne mostra solo il guscio esteriore. Applicando questa duplice concezione, accettata dal Grande Maestro dell’Oriente d’Italia, si approda alla affermazione secondo cui tutte le grandi religioni hanno lo stesso valore e sono perciò rigorosamente intercambiabili.
Ognuna di esse è solo l’espressione esteriore (cioè essoterica), in un determinato paese o epoca storica, dello stesso ed “unico nucleo di verità”, che è quello esoterico.
Di conseguenza il cristianesimo sarebbe solo la forma essoterica (cioè esteriore), valida per i paesi dell’Occidente, dell’”Unico Nucleo di Verità”, mentre l’Induismo, il Buddismo e l’Islam sarebbero la forma religiosa essoterica valida per il mondo orientale e arabo dello “stesso Unico Nucleo di Verità”.
L’esoterismo consiglia perciò agli adepti di seguire la religione del paese dove abitano, poiché essa, ad ogni buon conto, è solo la forma esteriore, dell’Unico Nucleo di Verità”.
Attraverso questa terminologia non si fa altro che ribadire il principio secondo cui il cristianesimo è solo una delle tante religioni intercambiabili del mondo, poiché Cristo è solo una delle tante incarnazioni o manifestazioni del “Logos” universale. Ciò tocca il cuore della fede cristiana, poiché Cristo è creduto e adorato dal cristiano come l’unico Figlio di Dio.
Come si vede, la questione della inconciliabilità tra la fede cristiana con l’eventuale religione massonica – quando la Massoneria non si definisce semplicemente come atea – va molto in profondità; va comunque ben oltre il livello delle rivalità clericali o anticlericali per conquistare l’egemonia nel mondo, a livello socio-culturale e politico.
Il problema tocca la coscienza del cristiano, nella sua centralità.
In effetti questo aspetto è stato chiaramente sottolineato nel 1983, il giorno prima della entrata in vigore del nuovo CIC, vale a dire il 26 novembre, dalla Congregazione della Dottrina della Fede, per prevenire le incertezze e le confusioni che la scomparsa dal CIC della scomunica riservata ai massoni avrebbe inevitabilmente provocato in molti cattolici. A nome della Congregazione il Card. Ratzinger ha riaffermato che il giudizio della Chiesa sulla massoneria rimane immutato, poiché i rispettivi principi sono inconciliabili, e che, di conseguenza, l’iscrizione alla Massoneria rimane proibita al cattolico. Inoltre, essa afferma che «i fedeli che appartengono alle associazioni massoniche sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla santa comunione».
Questa affermazione sul peccato grave e sulla esclusione dalla comunione ecclesiastica, ci riporta al nocciolo del problema, che è un problema di coscienza. Nel passato, la comminazione della scomunica è stata, senza dubbio, usata dalla Chiesa anche come mezzo pubblico, non solo di difesa, ma anche di attacco, non solo contro i singoli cattolici massoni, ma anche contro la Massoneria in quanto tale, caduta del resto spesso in forme clamorose di lotta anticlericale.
I numerosi tentativi di riconciliazione o per lo meno di comprensione reciproca avvenuti in questo ultimo secolo, – favoriti anche dalla presenza di un nemico comune come il marxismo, il nazionalsocialismo e il fascismo -, e la soppressione nel nuovo CIC della scomunica specifica contro i cattolici massoni, hanno creato un clima che ha permesso di toccare, al riparo di ogni animosità, il cuore del problema .
Il cattolico che si unisce alla Massoneria, sottoponendosi con verità interiore ai riti di iniziazione, e aderisce con consapevolezza alla dottrina massonica sulla religione, rinnega la propria fede nel Dio Trino, nella divinità di Cristo e nel carattere salvifico della propria appartenenza alla Chiesa.
Dal profilo cattolico commette perciò un atto spirituale molto grave, cioè un peccato grave, davanti a Dio e nei confronti degli altri cristiani. Ciò lo esclude dal ricevere Cristo nel sacramento della Eucaristia, che è il supremo e più significativo atto di comunione perfetta con Dio e gli altri cristiani.
A rigore, come già osservato in precedenza, in forza di questo atto, un cattolico potrebbe incorrere nella scomunica, prevista per gli apostati o gli eretici, prevista, non dal canone 1374, che si riferisce alle associazioni che complottano contro la Chiesa cattolica, bensì dal can. 1364 §1.
Nessuno può legittimamente interpretare queste conseguenze morali e giuridiche intraecclesiali come atto di ostilità della Chiesa verso i singoli massoni cattolici o verso la Massoneria in quanto tale. Rendere note ai fedeli queste conseguenze, è un atto di responsabilità della Chiesa nei confronti dei propri fedeli. In forza della stessa logica, una Loggia è legittimata a prendere misure disciplinari contro un aderente che violasse il giuramento o il segreto sui contenuti simbolici della iniziazione.
9.– Al termine di questo esposto rimane l’obbligo di dare uno sguardo verso il futuro.
Nel 1985 la Grande Loggia Unita d’Inghilterra, tuttora considerata come la madre di tutte le Logge, ha dichiarato che «La Massoneria non è una religione… che è aperta a tutte le fedi … che non esiste nessun Dio massonico … che non offre sacramenti … che non ricerca la salvezza attraverso opere, conoscenze segrete e altri mezzi … e infine, che la Massoneria non è indifferente verso la religione e che i suoi insegnamenti morali sono accettabili da tutte le religioni» (Cito dal Gran Maestro Prof. Di Bernardo, in: Filosofia della Massoneria).
Questo documento è con ogni evidenza profondamente innovativo rispetto al passato. Si tratta comunque di sapere se esso veramente rispecchia la vita e la prassi reale della Massoneria in generale.
Questo documento, pur superando le vecchie posizioni di Anderson, non tocca tuttavia il cuore della visione massonica, che è quello dell’iniziazione, che la rende incompatibile, non solo con l’espressione cattolica del cristianesimo, ma anche con quella protestante.
Non escludendo che in futuro la situazione possa ulteriormente evolvere, l’attuale incompatibilità dottrinale con la Chiesa cattolica non esclude la possibilità di collaborazione, anche sulla base di giustificazioni diverse, sia a livello locale, sul terreno di una attività sociale e politica, svolta al servizio dell’uomo e della sua dignità, per la salvaguardia dei suoi diritti e del diritto alla vita; sia a livello internazionale, in ordine alla promozione della solidarietà tra i popoli, alla giustizia e alla moralità nel settore della bioetica. Essere compatibili è un conto, collaborare, invece, potrebbe essere l’imperativo di questo momento storico.
Egregi e stimatissimi signori, quello che vi ho esposto può esservi sembrato duro o intransigente. L’ho fatto comunque, spero, non solo nel totale rispetto delle vostre persone, ma anche perché ho interpretato il vostro apprezzato invito, come un invito a non nascondere la verità, sulla posizione della Chiesa cattolica, nei secoli passati e nel presente.
In effetti, il rispetto reciproco e il dialogo possono essere perseguiti e realizzati solo obbedendo ciascuno alla verità della propria appartenenza.