Intervento al corso di formazione Azione Cattolica Ragazzi alla Montanina di Camperio – 5 febbraio 1994
Se io vi domandassi cosa vuoi dire per voi lasciarsi educare? Che cosa rispondereste? Voi siete abituati ad obbedire o a disubbidire, però non avete mai pensato che voi siete persone in fase di educazione, per cui l’educazione è qualche cosa che deve interessare le vostre persone e dovete avere un’opinione su quello che voi dovete fare, sulla vostra partecipazione alla vostra educazione. C’è qualcuno che vuoi dirmi che rapporto lui ha con la propria educazione? Perché il problema non è solo dall’alto verso il basso: i vostri genitori educano voi, voi magari educate i bambini, i vostri fratellini o i piccoli della prima comunione, ma il problema è dal basso, da voi, verso l’altro, altrimenti l’educazione diventa un’imposizione, vi ribellate e non vi rendete conto di cosa succede: non vi partecipate. E questo non vale solo all’interno della famiglia, ma vale in larghissima misura soprattutto all’interno della Chiesa, qui, perché qui nessuno vi può imporre niente; tocca a voi capire che il Signore vi chiama e vi domanda di lasciarvi educare alla fede. Dovete rendervi conto che l’educazione è qualcosa che c’entra con la vostra persona, che è una cosa bellissima 4.
Se il maestro è grande, lasciarsi educare è una cosa bellissima, siete qui per questo. Cosa vuol dire credere, cosa vuoi dire essere cristiani, cosa vuol dire che siete Chiesa? Vuol dire che siete come nella famiglia,che siete membra della famiglia, e così qui siete qualcuno che appartiene alla comunità dei cristiani, alla Chiesa, e questo si raggiunge solo se si fa un lavoro, e qui stiamo lavorando. Avete lavorato tutta la mattina e stiamo lavorando adesso per fare un passo avanti nella vostra educazione. Dunque non è una conferenza sull’educazione: l’educazione è quello che avviene in voi se prendete sul serio questo momento, se state attenti a quello che avviene, e se quando andate via di qui è successo qualcosa che vi ha fatto cambiare, che vi ha fatto diventare più adulti, perché essere adulti vuoi dire essere persone che cominciano a capire. L’adulto è quello che dovrebbe capire e voi cominciate a fare l’esperienza e siete capaci di ragionare come il vostro papà e la vostra mamma. Quando avevo la vostra età, me ne sono reso conto anch’io, perché potevo capire le cose che capivano i grandi. Ecco, in quel momento uno diventa adulto. (…)
L’educazione è fondata su due cose: adesso qui parliamo della educazione alla fede, all’essere cristiani, soprattutto del sentire qualcuno e dello stare assieme. Perciò voi, quando pensate: ”Adesso cosa devo fare?”, è importante capire che dovete seguire e che in quel seguire voi crescete.
1. Leggiamo un episodio del Vangelo che è chiarissimo da cui non possiamo scappare ed è di una chiarezza assoluta (Mt, 19, 16-22).
«Ed ecco un tale gli si avvicinò e gli disse: “Maestro”». Maestro è la base dell’educazione: qualcuno che insegna, che è bravo. Trovare un maestro bravo, a scuola, o un genitore, un parente, un ragazzo più grande che ci fa capire è una fortuna. «Maestro, che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?». Questo uomo aveva dentro il desiderio di capire che cosa doveva fare. Voi ce l’avete il desiderio di capire che cosa dovete fare? Questo è l’inizio di tutto, io devo diventare adulto/adulta, so che sono battezzato, ho ricevuto la Cresima, ho ricevuto lo Spirito Santo, ma adesso cosa devo fare? Il desiderio deve nascere in voi perché anche voi dovete chiedere al Signore che cosa dovete fare di buono per entrare nel regno dei Cieli. Se manca questo desiderio è finita. Il desiderio di sapere cosa dobbiamo fare assieme. Voi siete qui, ma potevate andare a sciare in una giornata così splendida. Ma siete venuti qui, dunque dentro voi c’è un desiderio.
Gesù rispose: «Perché mi fai una domanda su ciò che è buono? Dio solo è buono». È un passaggio un po’ difficile, perché Gesù vuoi far capire che non possiamo decidere noi, e neanche il maestro, che cosa è buono e che cosa è cattivo, perché sono cose che si trovano nel mistero di Dio.
Qui sentite una coda dell’episodio dei Paradiso Terrestre, dell’albero del bene e dei male: Adamo ed Eva pensavano che mangiando un frutto dell’albero del bene e dei male potessero decidere da loro cos’era il buono e cos’era il cattivo nella vita. È nel mistero di Dio che comprendiamo cosa è giusto e cosa non è giusto, non possiamo deciderlo secondo quello che ci piace di più, secondo un nostro ragionamento o tanto meno secondo un nostro capriccio. Solo Dio sa cosa è il bene e cosa è il male. Noi, semmai, dobbiamo impararlo da lui e dobbiamo metterci in ascolto, dobbiamo educarci.
Allora Gesù disse: «Se vuoi entrare nella vita osserva i Comandamenti». Puoi entrare in quel mondo dove si vive secondo la conoscenza della verità, non secondo le leggi della società; ma, per esempio, secondo le Beatitudini o i Comandamenti.
I Comandamenti sono il minimo per vivere civilmente tra noi, Perché se ci rubiamo a vicenda, se ci rubiamo le donne o gli uomini a vicenda, se ci mentiamo, se non preghiamo assieme, diventiamo dei barbari. In Bosnia sta succedendo esattamente questo fenomeno. Se vuoi entrare nel regno dei cieli, dunque se vuoi entrare nella vita e vivere ed essere felice nel vivere, osserva i Comandamenti: è il minimo per fare che la vita non diventi una cosa impossibile nella quale noi ci disperiamo. E l’uomo chiese:
«Quali Comandamenti?». Gesù rispose: «Non uccidere. non commettere adulterio. non rubare. non dire il fal-so contro nessuno. onora il padre e la madre. ama il prossimo tuo come te stesso».
[…] E il giovane disse: «Io ho sempre ubbidito a tutti questi Comandamenti: che cosa mi manca ancora?». Il giovane dunque capiva che ci voleva qualche cosa di più poiché egli osservava già i Comandamenti, E Gesù gli rispose: «se vuoi essere perfetto vai a vendere tutto quello che hai. e i soldi che hai dalli ai poveri». Voi avete un sacco di cose da vendere, anche se non possedete niente, Per esempio avete venduto una giornata di sci, oggi. Voi potete distaccarvi, lo sapete benissimo, da tante cose, potete essere liberi. Non vuol necessariamente dire buttarle via.
Continuò Gesù: «E avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi». Vieni e seguimi: noi siamo chiamati a seguire il Signore, voi siete chiamati a seguire chi ha una fede più matura di voi, per imparare, Noi dobbiamo lasciarci fare, che è più che osservare i Comandamenti. Il fondamento dell’educazione è questo; quando vi accorgete che i vostri genitori non vi educano, è perché vi accorgete che non hanno molto da dirvi che possa essere imitato, quando a scuola vi rendete conto che i vostri insegnanti hanno poco da dirvi. è perché vi accorgete che loro non sono qualcuno.
Ma poi trovate quelle persone che sono qualcuno che hanno dentro una carica e che vi vogliono bene, perché il fondamento dell’educazione è voler bene. Vi rendete conto di cosa significa voler bene a qualsiasi persona che si incontra, anche se non ci piace? Appassionarvi alle persone, non lasciarvi tradire dalle simpatie o antipatie naturali. Questo soprattutto tra ragazzo e ragazza: prima di pensare al ragazzo o alla ragazza dovete imparare a volervi bene tutti. Dopo, magari, scattano delle scintille particolari. Volervi bene perché sentite di avere un destino comune nel Signore che vi chiama tutti assieme.
2. E così arriviamo al secondo elemento dell’educazione: lo stare assieme.
Adesso voi dovete rendervi conto che siete in fase di educazione, perciò dovete capire che è qualcosa che non vi impone nessuno, ma che è per voi. Voi dovete lasciarvi educare per diventare adulti, dovete seguire qualcuno, come i bambini hanno seguito Gesù. «Vieni e seguimi»: questo è il fondamento di ogni educazione umana ed è il fondamento dell’educazione alla fede, perché la fede non cambia la struttura delle persone.
La fede è per l’uomo, per cui, per educarvi alla fede dovete seguire qualcuno, così come il bambino segue sua madre. Avete già visto una mamma con un bambino a spasso? Che spettacolo! Il bambino è lì e guarda la mamma e se si allontana torna indietro, ma il punto di riferimento è la mamma. Abbiamo bisogno di lasciarci educare, e il Signore deve diventare il nostro maestro comune, Il nostro punto dl riferimento comune, anche quando stiamo facendo altre cose, quando studiamo, quando giochiamo, quando andiamo a sciare, non solo quando siamo qui. Quando siamo qui è come se dessimo la mano alla mamma, quando andiamo a sciare siamo come il bambino che si allontana e però sente che il punto di riferimento di quello che sta facendo è sempre la mamma. Possiamo fare tutto, possiamo andare a sciare, studiare, lavorare, educare, sposarci, far crescere una famiglia, però sempre restando mano nella mano col Signore. Il Signore deve diventare il punto di riferimento di quello che facciamo.
C’è l’episodio di Giovanni e Andrea, che erano discepoli di Giovanni il Battista, che aveva cominciato a predicare prima di Gesù per preparare la gente alla venuta di Gesù, perché fosse pronta interiormente per capire che Gesù non era solo un profeta. Un giorno Giovanni il Battista vide in mezzo alla folla Gesù che ascoltava, e disse a tutti che Egli era colui che doveva venire dopo di lui, il Messia, il Salvatore. «Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui toglie il peccato del mondo» (Gv 1, 29). Giovanni e Andrea andarono dietro a Gesù e quando Gesù uscì per tornare al proprio paese i discepoli gli corsero dietro e gli chiesero dove abitasse.. Gesù disse loro di andare con lui. Gesù non ha detto di essere il Messia il Figlio di Dio, bensì:
«Vieni e seguimi». I due andarono e restarono con lui fino alle quattro dei pomeriggio. Voi dovete capire e lasciarvi educare perché voi dovete educare gli altri, i vostri compagni, quelli che non sono venuti, quando sarete grandi educherete i vostri figli. Se volete bene alla gente dovete cercare dl educare chiunque. Educare vuol dire aiutare a diventare più grandi nella fede. il fondamento di tutto è:
«Vieni e seguimi».
Dovete lasciarvi coinvolgere. La gente che non si lascia mai coinvolgere da nessuno, sta sempre sulle sue, diventa gente strana, poco umana, perché non ha rapporti. La nostra umanità vuoi essere coinvolta da qualcosa di bello, perché ci piace essere coinvolti, Se andate ad una festa e siete tagliati fuori tornate via col muso, con la “depressione della domenica sera” Su questo punto dovete avere la chiarezza assoluta, e quando vi confessate dovete confessarvi di queste cose, non delle inutilità che esponete. Dovete confessarvi di queste cose fondamentali, di essere stati autonomi, di non aver ascoltato, di aver fatto di propria testa, come nella canzone insensata di Frank Sinatra: «I did it my way»,5 «Faccio di testa mia!» (al presente): un programma di autodistruzione della gente, e la nostra civiltà, è fatta su queste cose. Vi rendete conto che essere cristiani vuoi dire fare le cose in modo diverso da quello che capita? Poiché il Signore non ha detto: «Fa di tua testa», ma ha detto che se si vuole essere perfetti, se si vuole raggiungere il massimo della felicità e della goduria della vita bisogna andare e seguirlo. Questo è educare e lasciarsi educare, Voi vi dovete confrontare su questo: queste sono le cose da confessare, perché voi dovete imparare a confessarvi sulle cose vere della vita: è li che sbagliamo, non sulle cose marginali.
Secondo principio, dopo quello della sequela interiore dell’ascolto (perché non è l’obbedire, è l‘ascoltare dentro il cuore ciò che conta, essere attenti a captare la verità nelle parole che sono dette e capire se sono vere per noi stessi) è, dunque, lo stare insieme, perché la comunione tra di noi ci educa. È la migliore psichiatria dei mondo: se ci vogliamo bene, stiamo assieme e ci aiutiamo non abbiamo bisogno dello psichiatra, perché creiamo un ambiente umano. La Chiesa è il mistero della comunione che esiste tra le persone perché si sentono tutte partecipi dello stesso Signore che seguono.
Dentro a questa partecipazione nasce una sottile euforia di vivere che altrimenti non ci sarebbe. Questa è la felicità: noi vogliamo essere felici nella vita, e per raggiungere questo dobbiamo fare come i primi cristiani che si sono messi assieme, È spontaneo: tutti crediamo nello stesso Signore e maestro che seguiamo interiormente e da cui ci lasciamo guidare attraverso la Chiesa, dove c’è anche il Vescovo che vi guida, ci sono i. preti assieme e le persone più adulte che vi aiutano. Cosa c’è di più bello e di più sicuro di non sbagliare e di crescere nel regno dei cieli, nella dinamica delle cose vere, della verità sulla vita, sui rapporti umani, sui rapporti tra i nostri genitori, sui rapporti tra uomo e donna, tra ragazzo e ragazza?
4 Un giovane fece la seguente domanda al Vescovo: “Come animatore devo portare ai ragazzi la mia esperienza di vita oppure devo mettere davanti l’insegnamento della Chiesa?”. Il Vescovo rispose:”Tuti intellettualismi. Dell’esperienza della vita fa parte anche l’insegnamento della Chiesa.{…} Dovete coinvolgerli (i ragzzi) volendo loro bene e dando testimonianza di quello che siete, perché cambi tutto. Perché dopo la cresima molti chiudono con la Chiesa? Perché vogliono vivere e se durante la preparazione non gli abbiamo fatto incontrare un gruppo di amici dove loro possono loro possono vivere e vanno a cercare altrove. Anche noi vogliamo vivere e dobbiamo insegnare alla gente a vivere e a far vedere alla gente che la fede è una vita da trasmettere e non solo una dottrina da insegnare con contenuti diversi da quella della discoteca. I ragazzi vengono per trovare una compagnia che indichi loro un significato portatore di felicità”. (Testimoniare il Signore risorto, 8 febbraio 1992).
5 In altra occasione il Vescovo affermò: «Ci domandiamo: dov’è Cristo dal quale io devo lasciarmi prendere per cambiare e diventare un uomo, una donna diversa? Come posso incontrare veramente Cristo, oggi? Questo è il problema che la gente fatica a risolvere, perché, nella migliore delle ipotesi, riduce il suo rapporto con Cristo a un rapporto individuale, che gestisce come vuole. Così uno cessa di avere un rapporto oggettivo con Cristo, per rimanere determinato solo dalla sua sentimentalità e istintività personale. In questo siamo teleguidati dalla mentalità moderna, espressa nella celebre e stupida frase di Frank Sinatra: <<I did it my way>> («Ho fatto di testa mia».